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Educare i figli dall’infanzia





LA MENTE di un bambino appena nato è stata paragonata a una pagina su cui non si è scritto nulla. In realtà, la mente del neonato ha già ricevuto molte impressioni mentre era ancora nel grembo materno. E certi tratti della personalità vi sono scritti in modo indelebile per eredità genetica. Ma dal momento della nascita in poi ha un’enorme capacità d’apprendimento. Anziché una sola pagina, è come se un’intera biblioteca attendesse che le informazioni vengano impresse sulle sue pagine.

2 Alla nascita il cervello del bambino pesa solo un quarto del peso che avrà nell’adulto. Ma il cervello cresce con tale rapidità che in soli due anni raggiunge tre quarti del suo peso da adulto. La crescita intellettuale procede di pari passo. Gli studiosi dicono che l’intelligenza del bambino cresce tanto durante i primi quattro anni di vita quanto durante i successivi tredici. Infatti si dice che “i concetti che il bambino impara prima del suo quinto compleanno sono fra i più difficili che incontrerà mai”.

3 Concetti basilari come destra e sinistra, su e giù, pieno e vuoto, e anche gradi comparativi di misura e peso ci sembrano tutti così naturali. Ma il bambino deve imparare oltre a questi una quantità di altri concetti. Il concetto stesso della parola dev’essere impresso e inculcato nella mente del bambino.

4 Il linguaggio è considerato da alcuni “probabilmente la più difficile impresa intellettuale che un essere umano sia chiamato a compiere”. Se qualche volta ti sei sforzato di imparare una nuova lingua probabilmente sarai d’accordo. Ma almeno tu hai il vantaggio di sapere come funziona il linguaggio. Il bambino non lo sa, eppure la sua mente è in grado di afferrare il concetto del linguaggio e di servirsene. Non solo, ma bambini in tenera età che vivono in famiglie o zone bilingui possono parlare con facilità due lingue, ancor prima di andare a scuola. Dunque l’intelligenza c’è; aspetta di essere sviluppata.

BISOGNA INIZIARE SUBITO

5 Scrivendo al suo compagno Timoteo, l’apostolo Paolo gli ricordò che aveva conosciuto gli scritti sacri “dall’infanzia”. (2 Timoteo 3:15) Il genitore saggio riconosce la naturale sete di sapere del neonato. I bambini sono buoni osservatori, sono tutt’occhi e orecchi. Sia che i genitori se ne rendano conto o no, i piccini sono occupati a raccogliere e archiviare informazioni, aggiungerne delle nuove e trarre conclusioni. In effetti, se i genitori non stanno attenti, in poco tempo il neonato può imparare molto bene a manovrarli a suo piacere. Perciò il consiglio della Parola di Dio si applica fin dalla nascita: “Addestra il ragazzo secondo la via per lui; pure quando sarà invecchiato non se ne dipartirà”. (Proverbi 22:6) Le prime lezioni, naturalmente, sono lezioni di amore, accompagnate da molta amorevole cura e affetto. Ma insieme ci dev’essere la necessaria correzione, applicata dolcemente ma con fermezza.

6 Parla al piccino non in modo bambinesco, ma con linguaggio semplice da adulto, che è quello che vuoi fargli imparare. Appena il bambino imparerà a parlare ti sommergerà di domande: ‘Perché piove? Da dove sono venuto? Dove vanno le stelle di giorno? Cosa fai? Perché questo? Perché quello?’ E così all’infinito. Ascoltale, perché le domande sono fra i migliori strumenti che il bambino ha per imparare. Soffocando le domande si può soffocare lo sviluppo mentale.

7 Ma, come l’apostolo, ricorda: “Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino”. (1 Corinti 13:11) Rispondi alle domande come meglio puoi, ma in modo semplice e breve. Quando il bambino chiede: ‘Perché piove?’ non vuole una risposta complicata, particolareggiata. La risposta: ‘Le nuvole sono piene d’acqua e l’acqua cade’, può soddisfarlo. L’attenzione del bambino ha breve durata; passa subito a qualcos’altro. Perciò, come gli dai il latte finché non può prendere cibo solido, dagli informazioni semplici finché non potrà capire concetti più particolareggiati. — Confronta Ebrei 5:13, 14.

8 L’apprendimento dev’essere progressivo. Come si è detto, Timoteo conosceva le Scritture dall’infanzia. Evidentemente uno dei suoi primi ricordi d’infanzia era che gli veniva insegnata la Bibbia. Questo indubbiamente fu fatto in modo progressivo, proprio come un padre o una madre oggi comincerebbe a insegnare a leggere a un bambino. Leggi a tuo figlio. Quando è piccolo, prendilo sulle ginocchia, mettigli un braccio attorno e leggi con voce piacevole. Proverà un affettuoso sentimento di sicurezza e gioia, e la lettura sarà un’esperienza piacevole, per quanto poco capisca. Più tardi puoi insegnargli l’alfabeto, forse come un gioco. Poi delle parole, e infine con le parole forma delle frasi. E per quanto possibile, fa in modo che imparare sia piacevole.

9 Una coppia, per esempio, leggeva ad alta voce col figlioletto di tre anni, indicando ogni parola affinché il bambino seguisse la lettura. A certe parole facevano una pausa, e il bambino aggiungeva la parola, come “Dio”, “Gesù”, “uomo”, “albero”. Gradatamente le parole che era in grado di leggere aumentarono, e a quattro anni leggeva quasi tutte le parole. Con la lettura viene la scrittura, prima lettere singole e poi parole complete. Che emozione per il bambino scrivere il proprio nome!

10 Ogni bambino è diverso, ha una personalità unica, e si dovrebbe aiutarlo a sviluppare le capacità e i doni ereditari che ha. Se educhi ciascun figlio secondo le sue forze e capacità ereditarie, non dovrà essere invidioso dei successi degli altri bambini. Ogni figlio dovrebbe essere amato e apprezzato per quello che è. Pur aiutandolo a vincere o controllare le inclinazioni errate, non dovresti costringerlo a seguire un modello predeterminato. Piuttosto guidalo a fare l’uso migliore dei buoni tratti della sua personalità.

11 Un genitore può fomentare uno spirito egoistico di competizione dando ad intendere che un figlio è superiore o inferiore a un altro. Anche se i bambini molto presto nella vita danno segno di egoismo innato, inizialmente non hanno alcuna idea di rango o superiorità, né si sentono importanti. Per questo Gesù si servì di un bambino per fare un esempio onde correggere lo spirito di ambizione e preoccupazione per l’importanza personale mostrato dai discepoli in una certa occasione. (Matteo 18:1-4) Quindi evita di paragonare un bambino a un altro. Il bambino si sentirà messo in disparte. Dapprima sarà offeso, e se questo trattamento continua, probabilmente diventerà ostile. D’altra parte, il bambino considerato migliore può diventare arrogante e attirarsi l’antipatia di altri. Come genitore, il tuo amore e la tua approvazione non dovrebbero mai dipendere da com’è un bambino rispetto a un altro. La varietà è piacevole. In un’orchestra ci sono molti strumenti diversi per accrescere la varietà e la vivacità, pur essendo tutti in armonia. Le personalità diverse aggiungono sapore e interesse alla cerchia familiare, senza nuocere all’armonia quando tutti si modellano secondo i giusti principi del loro Creatore.

AIUTA TUO FIGLIO A CRESCERE

12 La Parola di Dio dice che ‘non appartiene all’uomo che cammina dirigere i suoi passi’. (Geremia 10:23) Gli uomini dicono il contrario. Perciò rifiutano la guida divina, seguono quella umana, incontrano una difficoltà dopo l’altra, e finiscono col dimostrare che dopo tutto Dio ha ragione. Geova Dio dice che c’è una via che all’uomo sembra diritta, ma la sua fine è la via della morte. (Proverbi 14:12) Gli uomini hanno sempre preso la via che sembrava loro diritta, e che ha portato guerra, carestia, malattia e morte. Se la via che sembra diritta a un uomo adulto ed esperto finisce nella morte, come può finire altrimenti la via che sembra diritta a un bambino? Se non appartiene all’uomo che cammina dirigere i suoi passi, come può un bambino ai primi passi trovare la via della vita? Nella sua Parola il Creatore provvede la direttiva necessaria sia al genitore che al figlio.

13 Ai genitori Dio dice: “Queste parole che oggi ti comando devono essere nel tuo cuore; e le devi inculcare a tuo figlio e parlarne quando siedi nella tua casa e quando cammini per la strada e quando giaci e quando ti levi”. (Deuteronomio 6:6, 7) Sempre, in qualsiasi momento, ogni volta che si presenti l’occasione adatta, si dovrebbe impartire istruzione. Se la famiglia fa la prima colazione insieme, anche se molti la mattina devono correre per prepararsi ad andare al lavoro o a scuola, una preghiera di ringraziamento per il cibo farà rivolgere i pensieri al Creatore e può includere altri punti di importanza spirituale per la famiglia. Forse ci sarà tempo di accennare alle attività della giornata o alla scuola e si potranno dare sani consigli per risolvere i problemi che potrebbero presentarsi. L’ora di coricarsi, “quando giaci”, può essere un momento felice per i più piccini se i genitori prestano loro un po’ più d’attenzione. Le storie raccontate ai piccini prima che s’addormentino possono dire molto per loro e possono essere un ottimo mezzo per insegnare. La Bibbia è piena di racconti che richiedono solo un po’ di inventiva e di calore da parte dei genitori per renderli molto piacevoli per i bambini. Esperienze personali della tua stessa vita sono particolarmente interessanti per i tuoi figli e possono insegnare loro ottime lezioni. E se può sembrar difficile trovare nuove storie da raccontare, spesso riscontrerai che al bambino piace ascoltare più volte la stessa storia. Riscontrerai che, con un po’ più di tempo, le linee di comunicazione con i figli saranno più aperte. Pregare insieme ai piccini all’ora di coricarsi può anche aiutare a stabilire subito un contatto con Colui che può meglio guidarli e proteggerli. — Efesini 3:20; Filippesi 4:6, 7.

14 Ogni volta che “siedi nella tua casa” o viaggi “per la strada”, ci sono opportunità di insegnare a tuo figlio cose interessanti e istruttive. Per i bambini è come un gioco. Una coppia narra come ciò servì ad aiutare dei bambini a ricordare punti di un’adunanza per lo studio biblico:

‘Una sera portammo con noi un ragazzino di sei anni che di solito non è molto attento alle adunanze. Mentre andavamo alla sala, dissi: “Facciamo un gioco. Tornando a casa vediamo se riusciamo a ricordare i cantici che avremo cantato e alcuni dei punti principali considerati nell’adunanza”. Tornando a casa rimanemmo sorpresi. Il più piccolo, che di solito sta poco attento, ebbe l’opportunità di parlare per primo e ricordò molti dei punti. I nostri figli aggiunsero i loro commenti e alla fine fu la volta di noi adulti. Invece di una fatica, fu per loro un divertimento’.

15 Crescendo, il bambino imparerà a esprimere idee, a disegnare, a fare qualche lavoro, a suonare qualche strumento. Ci prova soddisfazione. Il suo lavoro, in un certo senso, fa parte di lui stesso. Per lui è molto importante. Se lo guardi e dici: ‘Bravo!’ il bambino sarà molto incoraggiato. Trova nel suo lavoro qualche cosa che sinceramente puoi lodare, e sarà per lui uno sprone. Criticalo seccamente, e sarà senz’altro avvilito e scoraggiato. Fa una domanda su qualche aspetto del lavoro se necessario, ma senza demolirlo. Per esempio, invece di prendere il suo stesso disegno e rifarlo, potresti fargli vedere come migliorarlo su un altro pezzo di carta. Questo gli permette di correggere il proprio disegno se vuole. Incoraggiando il suo sforzo incoraggerai la sua crescita; criticandolo aspramente, puoi scoraggiarlo o soffocare il suo desiderio di tentare di nuovo. Sì, il principio esposto in Galati 6:4 si può applicare anche ai bambini: “Provi quale sia la propria opera, e allora avrà causa di esultanza solo riguardo a se stesso, e non in paragone con l’altra persona”. Il bambino, specialmente se è alle prime armi, ha bisogno d’incoraggiamento. Se il progetto è buono per la sua età, lodalo! Se non lo è, loda il suo sforzo, e incoraggialo a provare di nuovo. Dopo tutto, non ha imparato a camminare al primo tentativo.







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